Il Matelica è senza pozione, ma il Cesena si autoaffonda

Cesena-Matelica
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OPINIONI DI UN DIVANO – Gli irriducibili galli del Matelica dimenticano a casa la loro pozione magica, però il Cesena si fa male da solo

Il Matelica è l’ennesima riprova che in questo campionato nessuno salirà in Serie B per grazia ricevuta o per il monte stipendi, né tantomeno per il nome che porta. Venuti su dalla Serie D dopo una serie infinita di campionati nei quali erano stati protagonisti e, a volte, dominatori, i rappresentanti di questa piccola cittadina collinare di 9.443 abitanti si erano proposti, come massimo obiettivo, quello di non tornare fra i dilettanti. Invece domenica scorsa hanno rullato il Padova capolista e sono già sostanzialmente salvi con tante giornate di anticipo, così si presentano allo Stadio Dino Manuzzi di Cesena, con quattro vittorie consecutive in saccoccia.

Per noi cesenati, Matelica resterà nel ricordo come una fierissima avversaria (tipo i Cartaginesi per i Romani, ma con le dimensioni del villaggio di Asterix) nell’anno in cui, precipitati dalla Serie B al “nulla” del fallimento, ci ritrovammo vivi, in Serie D, solo grazie all’affratellamento con il Romagna Centro di Martorano.

PIU’ ABBONATI (NOI) CHE ABITANTI (LORO)
Quel 2018 è così vicino, eppure sembra così lontano… Eravamo 8.354 abbonati su quei gradoni, più gli spettatori della domenica! Quasi come il numero degli abitanti di Matelica, eppure… Eppure questi indiavolati marchigiani all’inizio ci lasciarono al palo, infliggendoci  ben 7 punti di distacco: per noi la prospettiva di un altro anno di Serie D. Come tutti sapete, invece andò diversamente, i nostri infilarono 15 partite utili consecutive, rimontarono e staccarono di misura gli irriducibili “Cartaginesi”, che ci avevano tanto spaventato.  Ed ora eccoli qua, ancora con la loro grinta. Se devo essere sincero, a me fanno tanta simpatia. Questi scatenati Galli del villaggio di Asterix, che tengono in scacco le “legioni romane” delle città più grandi. Gente originale che, in tempi non sospetti, rappresentò anche un piccolo laboratorio politico: Lega e M5S, nel 2018, si presentarono insieme a Matelica alle amministrative! Un caso unico, anche se poi l’esperienza fu replicata a Roma in sede parlamentare. Da dove arriva la loro forza? Quale sarà la loro pozione magica? –  mi chiedo prima della partita.

TICCHETOCCHE TICCHETACCHE
A casa, l’hanno lasciata a casa – mi rispondo – perché il Cesena va sull’uno a zero, poi si procura un rigore, lo sbaglia, poi segna un altro gol su una discesa pazzesca di Zecca. Due a zero, poi Zecca va vicino al terzo gol. Ma quando non vuoi vincere una partita, ci puoi sempre riuscire. Il Cesena, come i pirati di Asterix, si autoaffonda con una serie di stupidaggini difensive che vengono solo parzialmente rimediate dal solito San Nardone. Ve li ricordate i pirati? Quelli che, ogni volta che incrociavano gli irriducibili galli, si autoaffondavano per prudenza prima che lo facessero Asterix e Obelix? Io sono ormai troppo vecchio per guardare il calcio. Come fate a non diventare idrofobi quando vedete il ticchetocche ticchetacche in difesa con il portiere e i suoi sodali che si scambiano la palla a venti centimetri dalla propria porta in inutili e pericolosi cippiciappi? Fa figo? E’ di moda? Certo, ma è anche la migliore opportunità per l’attacco avversario. Se anche non hai il centrocampo, chi se ne frega? Ci pensa il ticchetocche della difesa altrui. Scusate lo sfogo, giocavo da libero, mi capirete…

RAGAZZI, QUEL VERDICCHIO?
Insomma, altri gol mangiati e arriva un due a due che grida vendetta su due regali della nostra difesa (vedi Cesena 2-2 Matelica, le pagelle di Cesena Mio). I cambi del nostro allenatore, diciamolo, sono stati confusi e infelici, il catenaccio a mezz’ora dalla fine lo faceva anche il de cuius e non sempre con buon esito. Anche lui lo mettiamo fra gli artefici di questo risultato negativo. Negativo un punto? Eh beh, fate voi. Sei sul due a zero, ti mangi i cavalletti del letto in attacco e poi regali il pareggio, peggio di così non si può fare. Prima doni la punizione che loro trasformano, poi, in cinquanta non riescono ad allontanare la palla dall’area piccola e uno di loro di rientro dall’oltrecampo (dice che va tutto bene, boh?), finisce il lavoro: 2 a 2… Tanta fatica per un pugno di mosche. Un “pugnetto”, per l’esattezza. Un selfie (per chi conosce l’origine dell’espressione nel gergo). Almeno, ragazzacci marchigiani, mandateci qualche cassa di quel meraviglioso Verdicchio (di Matelica, appunto) che producete. Dai, anche una. Vi do l’indirizzo.


Immagine tratta dalla pagina facebook www.facebook.com/ssmatelicacalcio

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